Autopalo

5 questions by Giovanni Ambrosio

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Il vostro progetto artistico chiamato Autopalo combina il background estetico di uno scultore, di un teorico e di un compositore. Come interagiscono nell'ottica di una serie di opere che mutuano l'estetica ultras radicali sia come tema che come strumento per costruire percorsi di critica istituzionale?

Solitamente succede tutto all’ultimo. Al 90esimo o nei supplementari. Partiamo sempre dal contesto e dalla conoscenza specifica della situazione.

 

I nostri saperi tendono a mischiarsi a volte in maniere imprevedibili. Non preferiamo un media piuttosto che un altro ma dopo questi anni forse possiamo dire che l’attenzione per la coreografia e il coro ultras hanno iniziato ad essere una sorta di scelta etico/estetica sempre più precisa. In questa modalità, così come avviene in curva, si mischia tutto. La teoria alla base senza la sua visualizzazione simbolica sarebbe pura speculazione -comunque in molti casi utile- così come il simbolo senza una sua voce sarebbe solo figura. 

 

Photo © Autopalo

Tra i vostri lavori, la recente Brigata Giorgio Agamben si basa chiaramente sulla fondazione di un gruppo Ultras con un proprio logo, degli stickers e una identità definita. Descrivereste il processo che lo ha generato?

Il processo dietro la Brigata Giorgio Agamben (Bardadino,Venezia,2021) deriva da un primo progetto rifiutato per un’installazione pensata per Stoccarda e basata su Horkheimer. 

 

 In quel caso come per il progetto Agamben avevamo unito tre elementi principali: un filosofo “locale”, una tifoseria e le citazioni come parole per i cori. L’esperienza Agamben però ci ha portato ad un livello più emotivo e vicino e personalmente è il progetto al quale sono più legato avendo vissuto a Venezia per diversi anni e avendo coinvolto i mie amici dello stadio. Poi c’è stata anche la contingenza particolare che per un attimo ha visto la scelta di Agamben – impegnato in quei mesi in duro scontro sul versante no vax- a spostare il nostro messaggio di sovversione di piani, sulla pura attualità. Non è mai stato così. Per noi entrare in corteo ultras – anche se piccolo- all’interno di una galleria significa la possibilità di pensare e pensarsi continuamente in maniera differente. Mai ideologica (questo vale anche per lo stadio). 

Qual è il tuo rapporto personale con il tifo e con il tifo Ultras in particolare? (Emanuele Meschini)

Dal mio punto di vista il legame con il mondo ultras è stato rinforzato dal lavoro artistico di Autopalo. Erano anni che non andavo alla stadio perché non riuscivo a vederne nulla se non gli aspetti che odiavo di più.

 

 Ovvero, il cosiddetto calcio moderno basato solo su economia e zero passione. Rielaborando in maniera artistica il significato di essere ultras ho ritrovato amore e passione e ho iniziato a frequentare la curva sud del Venezia con i miei amici e ho scoperto che ci sono modo diversi di essere la cosa e la persona che ami. Forse posso dire che la pratica artistica mi ha riportato allo stadio.

Nelle opere di Autopalo la nozione di spazio pubblico e l'uso del suono e delle voci - anche sul modello eUltras - sembrano essere preminenti. Questa tavolozza di materie è tipica dei vostri processi individuali?

Forse non è la sola ma di sicuro è quella che negli ultimi anni ci ha rappresentato di più anche grazie allo stupendo lavoro di Luca Severino. 

 

Musica come raccordo tra teoria e pratica. Una via totalmente diversa di incorporare un messaggio che poi alla fine è la natura vera – per lo meno dal mio punto di vista- del coro da stadio. 

Photo © Autopalo

Affermate che il calcio è un modo per comprendere la trasformazione sociale e politica dei paesi. Secondo voi cosa raccontano ora il calcio e i tifosi dell'Italia e dell'Europa in generale?

Al momento credo che sia in corso una pericolosa gentrificazione artistica di questo tema. È qualcosa di ancora vivo del quale non riesco a parlare senza prendere una posizione netta, ovvero, se vuoi essere un artista che parla di calcio devi andare allo stadio, fare le trasferte e bere Borghetti. Almeno… Noi siamo così.

Photo © Autopalo